"Disponibile, schivo e diplomatico", gli Agostiniani raccontano chi è Papa Leone XIV [VIDEO]

AGI - “Abbiamo lavorato insieme per dodici anni. Ho semplicemente continuato quello che avevamo costruito: il dialogo, l'ascolto. E oggi sono felice: è uno di noi, è un fratello”. A parlare ai microfoni dell'Agi è Padre Alejandro Moral, priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino, che ha raccolto l'eredità di Robert Prevost alla guida dell'Ordine. Da oggi, per tutti, Papa Leone XIV.

La Casa Generalizia degli Agostiniani

Lo incontriamo nella Casa Generalizia degli Agostiniani, nel cuore di Roma, a due passi da piazza San Pietro. È qui che il neo eletto Papa ha vissuto per vent'anni. Fino a mercoledì scorso pranzava con i confratelli nella mensa comune. “Era uno di noi, e lo è ancora, anche adesso che è diventato Vescovo di Roma”, raccontano con un sorriso. L'atmosfera è di festa gioiosa ma composta. I volti dei frati, provenienti da ogni parte del mondo, sono distesi. C'è emozione, ma anche consapevolezza. Padre Moral conosce bene lo stile di Leone XIV: “Non sembrava di parlare con un priore generale. Festeggiavamo insieme, parlavamo come amici, mi ha dato tanto lavorare con lui”.

La testimonianza di Padre Angelo Di Bernardino

A fargli eco è Padre Angelo Di Bernardino, amico personale del nuovo Papa: “Con lui abbiamo condiviso tante esperienze. È sempre stato disponibile, con un sorriso, gentile e anche molto schivo. Passeggiava qui davanti per venire da noi, senza segni distintivi, e nessuno lo riconosceva”. Poi aggiunge: “Poco fa parlavo con lui al telefono. Fa un certo effetto”, sorride, svelando all'Agi che Prevost ha chiesto proprio agli agostiniani la disponibilità ad ospitare i suoi fratelli, attesi a Roma per la sua intronizzazione del prossimo 18 maggio.

L'amore per l'America Latina

Padre Alexander Lamo, frate agostiniano e per anni priore provinciale in Perù, racconta un lato meno noto del nuovo Papa, che ha avuto modo di conoscere nella sua seconda vita in America Latina: “Lui ha sempre mostrato un amore profondo per quella terra. Si era perfino fatto dare la mezza cittadinanza. Parlare in spagnolo dalla loggia è stato un gesto che ha commosso tutti noi. È un uomo che si sente debitore verso il popolo peruviano”, ricordando anche con commozione di quando, seguendo l'esempio di Papa Francesco, benediva durante la pandemia le strade di una città deserta.

Lamo lo ha conosciuto già da giovane: “Ero novizio e lui era già un riferimento. Quando diventò vescovo di Chiclayo, ci chiese di aprire una parrocchia agostiniana nella sua diocesi, dedicata a Sant'Agostino. Sentiva il bisogno di avere accanto il nostro carisma”. E conclude: “Ha accolto la chiamata con umiltà e fede. Lo Spirito Santo ha aperto la porta giusta”, confessando di non averlo ancora sentito al telefono dopo l'elezione.

Tre anime in una persona

“È americano, ma cattolico. Quindi aperto. Ha vissuto in Italia per vent'anni, in due comunità diverse. E poi c'è l'esperienza del Sud America, vissuta da missionario, non da autorità. Sono tre anime che si incontrano in lui”, osserva Padre Angelo. “Per me è l'uomo giusto per curare le ferite che si sono aperte nella Chiesa in questi anni”. Padre Angelo sottolinea anche l'apertura culturale del nuovo Pontefice: “Lui dice spesso che dobbiamo essere cattolici nel senso originario del termine. Non come lo si intende oggi, ma nel senso dell'antichità: universali, per tutti. Questo è il suo modo di essere”.

Pace, diritti e accoglienza

E quando si tocca il tema del possibile legame con la politica americana, i toni diventano netti: “Non so del rapporto con Donald Trump”, spiega Maurizio Misitano, presidente della Fondazione Agostiniani nel Mondo. “Ha parlato di pace che nasce dall'assenza di armi, ha parlato di diritti e accoglienza. È un uomo del dialogo, della fratellanza”, ha sottolineato, spiegando che la scelta di indossare i paramenti è vista come omaggio alla teologia, dato che Sant'Agostino è un padre della dottrina.

Progetti globali e impegno sociale

“Ho iniziato a lavorare con padre Prevost nel 2016 come volontario, poi dal 2018 come consulente per la creazione dell'ufficio centrale dei progetti internazionali”, continua Misitano, parlando della Fondazione a cui il nuovo Papa tiene molto. “Insieme abbiamo trovato i fondi e la forza per finanziare progetti molto importanti. Ricordo, ad esempio, una scuola residenziale vicino ad Abuja, in Nigeria, costruita in un periodo in cui Boko Haram cominciava a farsi sentire e il conflitto interreligioso aveva già causato molte vittime. Abbiamo lavorato a progetti in Algeria, a Cuba, in Kenya. Tante iniziative che hanno posto le basi per la futura fondazione degli Agostiniani nel Mondo”, ha chiosato.

Il dialogo internazionale e la diplomazia

Dal Nord America arriva Padre Anthony che, sempre su Trump, sottolinea: “Papa Leone XIV è molto aperto ad affrontare tutte le questioni che riguardano la Chiesa, ma anche il ruolo della Chiesa nel mondo. E come ci insegna il Concilio Vaticano II, dobbiamo leggere i segni dei tempi e muoverci in base a dove stiamo andando, in tutto il mondo. Perché si tratta davvero del Popolo di Dio e dell'intervento di Dio nelle nostre vite, ovunque ci troviamo, indipendentemente da ciò che accade, dalle circostanze e dalle situazioni”, poi sulle sue capacità di dialogo internazionale sottolinea “Sarà molto attento ad affrontare le avversità, in qualunque forma si presentino, perché è anche molto diplomatico nel modo in cui affronta le questioni”.

Un Papa sportivo

Dal tennis al calcio, passando per il baseball. Papa Leone XIV ama lo sport e lo ha anche praticato. Fino a pochi giorni fa, era possibile vedere il cardinale Robert Prevost attraversare il cortile laterale del Sant'Ufficio in calzoncini e racchetta da tennis: “Giocava qui vicino al campetto dietro la congregazione fino alla settimana scorsa" rivela ancora Don Angelo. 

“Non vorrei dirlo perché io sono tifoso della Lazio, ma lui è un tifoso della Roma. Abbiamo scherzato perché ci vogliamo bene e abbiamo detto che dobbiamo difendere tutte e due le squadre di Roma”, ribadisce padre Moral. La conferma, dunque, di una passione giallorossa per il neo Papa Leone XIV, che non chiude la porta a future sorprese: “Sì, lui tifa Roma e White Sox, la squadra di baseball. Il Papa allo stadio? Vediamo, vediamo”, ha chiosato sorridendo padre Joseph Farrell, vicario dell'Ordine e amico personale del Pontefice.