“Credo che potrà essere un Papa capace di unire, innanzitutto perché conosce la molteplicità di esperienze che Sant’Agostino ha vissuto. Gran parte dei testi di Agostino sono stati scritti avendo come destinatari i pagani, gli avversari o gli eretici. Papa Leone XIV lo sa benissimo, e sicuramente sarà in grado di avere uno sguardo omnicomprensivo sulla Chiesa, così da suggerire gli indirizzi più adeguati per la Chiesa universale. E poi ha un’esperienza vasta: in quanto missionario conosce bene l’America Latina; come statunitense, conosce bene l’America del Nord; ha una profonda conoscenza dell’Europa, dove ha studiato, e ha origini francesi da parte di padre. Infine, come Generale dell’Ordine, ha avuto l’opportunità di recarsi moltissime volte in Asia e in Oceania, dove sono presenti comunità agostiniane”. Così padre Virgilio Pacioni, parroco della basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio (Roma), professore emerito di Filosofia di Sant’Agostino all’Istituto Agustinianum dell’Università Lateranense di Roma, parla di Papa Leone XIV, eletto l’8 maggio dai cardinali riuniti in Conclave.
(Foto Vatican Media/SIR)
Amicizia e confronto. Una conoscenza, quella di padre Virgilio, che risale al 1982, quando incontrò il futuro papa proprio nella Basilica di Sant’Agostino. “Successivamente ebbi l’opportunità di rivederlo spesso a Toronto, dove mi recavo durante l’estate per offrire supporto ai Padri Agostiniani. Quando lui era Priore Generale, si recava frequentemente al Marylake Augustinian Monastery di King City, per seguire l’unione delle due province, quella di Chicago e quella di Toronto. In quel periodo ci capitava spesso di pranzare insieme e di passeggiare nei boschi di Marylake. In quelle occasioni, ebbi modo di parlare a lungo con lui. Anche durante i suoi dodici anni come Generale dell’Ordine, avendo io modo di trovarmi a Roma, ci siamo incontrati spesso e abbiamo avuto numerosi momenti di confronto”.
L’emozione. Una lunga amicizia e tanta emozione che padre Pacioni non nasconde: “Quando ho sentito il protodiacono dire il cognome ‘Prevost’, ho provato un’emozione che è umana, perché un amico ha raggiunto un traguardo importante. Un’emozione contenuta, però: dentro di me ero quasi sicuro. Anche molti giornalisti non lo conoscevano; solo uno, in questi giorni, mi ha fatto il suo nome. Parlando con Alessandro Banfi, gli ho esposto la mia ipotesi e l’ha condivisa”.
Padre Virgilio, Papa Leone XIV è stato a lungo missionario in Perù. Quanto peso avrà questa sua esperienza nel suo pontificato?
“Papa Leone XIV è andato in missione appena terminati gli studi: da semplice prete è stato nella missione di Chuquibambilla, promossa dalla provincia agostiniana di Chicago. Io non ho mai fatto il missionario, anche se ho insegnato all’Università Cattolica di Nairobi, e so che la vita in missione è una vita diversa.
Si è avventurato in missione provenendo da una delle città più fiorenti degli Stati Uniti: è questo uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato in lui.
Da Priore Generale ha governato l’Ordine per 12 anni, che atteggiamento ha avuto nei confronti dei suoi fratelli?
“Papa Leone XIV, da Generale dell’Ordine, ha avuto un atteggiamento positivo. Non ricordo episodi particolari, ma ricordo bene le sue azioni a Marylake, dove ebbi l’impressione di
un uomo capace di dialogare e di unire i frati.
riuscito a unire la provincia canadese con quella di Chicago in un momento di sofferenza. Per quanto ricordo, riuscì a promuovere l’unità in modo adeguato”.
Il nome scelto dal Papa, Leone, da un lato ricorda l’autorità politica di Leone I che fermò Attila, e dall’altro l’impegno sociale di Leone XIII: conoscendo bene il nuovo Papa cosa rivela questa scelta?
“Io non conosco le intenzioni precise per cui ha scelto questo nome, però posso immaginarle. La prima è l’importanza che ha avuto, nel mondo americano, l’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Una seconda motivazione potrebbe essere il legame di Leone XIII con l’Ordine Agostiniano: fu lui a canonizzare Santa Rita da Cascia e a promuovere diversi beati agostiniani. Allo stesso tempo, contribuì a rafforzare la presenza dell’Ordine sul territorio. C’è una certa vicinanza tra Leone XIII e gli Agostiniani, che l’attuale Papa conosceva bene. Inoltre, secondo me, Leone XIV è consapevole che in alcune encicliche Leone XIII elogia il cattolicesimo americano, ma allo stesso tempo ne critica alcuni aspetti problematici”.